Quando pensiamo agli organi, ci vengono in mente cose piuttosto grosse, come cervello, cuore, fegato, perciò si stenta a credere che ancora oggi la scienza ne possa scoprire di nuovi. Come può essere mai sfuggito finora a medici e biologi un intero organo? La risposta non è scontata, vediamo perché.
La struttura anatomica scoperta, chiamata dai ricercatori "interstitium" - interstizio appunto - è stata individuata grazie a una nuova tecnica diagnostica realizzata in vivo, ovvero su un essere umano vivo e vegeto, che è stata in grado di rivelare un fitto reticolo di canalicoli nel tessuto connettivo sottocutaneo, riempiti di fluidi impossibili da visualizzare con i classici campioni istologici, che vengono normalmente disidratati e osservati su vetrino al microscopio.
Ma può l'interstizio essere definito un vero e proprio organo? La risposta, come dicevo poco prima, non è affatto banale. A questa domanda - e altre questioni interessanti - è dedicata una recente puntata della nota trasmissione radiofonica di divulgazione scientifica Radio3 Scienza che potete riascoltare in podcast cliccando qui.
Durante la puntata, il professor Saverio Cinti - docente di anatomia umana all’università politecnica delle Marche ad Ancona - parte innanzitutto dal concetto di organo, definito come una struttura che espleta determinate funzioni, è costituita da almeno due tessuti distinti - che però lavorano in stretta dipendenza - può essere isolata chirurgicamente e dissezionata da un organismo.
Secondo questa definizione, l'interstizio non può dunque essere classificato come organo, sia perché non è costituito da almeno due tessuti distinti, sia perché non può essere isolato e dissezionato chirurgicamente, perché i canalicoli dei quali è costituito non possono essere separati dal tessuto connetivo che li ospita.
Perché il grasso invece è un organo?
Il prof. Cinti - che si occupa di metabolismo legato all'obesità - va poi oltre, rivelando che invece il tessuto adiposo, da sempre classificato appunto come semplice tessuto connettivo, è definibile come un vero e proprio organo. E' infatti costituito da due tipi di tessuto adiposo il grasso bruno e il grasso bianco, distinti e intimamente connessi metabolicamente. Mentre il grasso bianco costituisce la vera e propria riserva energetica nei mammiferi, il grasso bruno ha il compito di regolare la conversione del bianco in energia.
Una delle importanti linee di ricerca nelle quali è impegnata l'equipe del prof. Cinti è infatti quella di riuscire ad innescare le funzionalità del grasso bruno per bruciare più grasso bianco, contribuendo dunque a risolvere il drammatico problema dell'obesità, che nei Paesi occidentali è diventata una delle principali emergenze sanitarie.
Rimane il fatto, comunque, che il modo migliore per difendersi dall'aumento patologico del grasso nel nostro organismo è osservare una dieta sana ed equilibrata, consumando pochissimi zuccheri semplici, prediligendo quelli complessi, assumendo fibre e acqua e soprattutto facendo una adeguata attività fisica quotidiana.
Mens sana in corpore sano!